Femminismi
Perché io ho firmato la Petizione Contro la Violenza di Genere
Categories: Femminismo a Sud

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Leggo queste critiche politiche e mi piacerebbe spiegare, punto per punto, perché io invece questa petizione l’ho firmata.

Sulla questione del “rispetto reciproco”. Si parla di squadrismi e si dice che non riguardano solo le donne ma che è un atteggiamento generale. Quando si parla di uso consapevole della rete, di alfabetizzazione, si parla di acquisire strumenti di autodifesa. Parliamo del web contro cui alla prima faccenda che suscita sensazionalismo e indignazione arrivano con la scure della censura a dire che il web va regolato. C’è proprio da recuperare una cultura dell’uso del web che sia libertaria a partire dal fatto che bisogna essere consapevoli che ogni forma di aggressione squadrista è un atteggiamento molesto, in primo luogo, a prescindere dal fatto che sia motivata da odio di genere, sessismo, razzismi, xenofobia, nazismo e poi di sicuro serve educazione di genere. Non è quello che stiamo chiedendo, forse?

Ma qui si parla del fatto che bisogna innanzitutto fare capire che il web è un mezzo e che a chi chiede di regolarne la comunicazione bisogna rispondere che è pieno di analfabeti digitali.

Sul fatto di interpellare due rappresentanti istituzionali. Personalmente ritengo la petizione un pretesto per inserire, come dice Eretica, nel discorso pubblico, elementi di criticità che aiutino a formulare una riflessione che sia un po’ più complessa.

Oggi come oggi sul carro dell’antiviolenza sono saliti/e tutti/e. Fasciste che parlano di Femminicidio e gente giustizialista che fa marce in difesa delle donne e poi ti negano la pillola del giorno dopo, sono omofobe e transfobiche, sono razziste, sono quelle che mandano a morire le prostitute in periferia per questioni di decoro. Non è possibile che si lasci l’antiviolenza, in termini di discorso pubblico, solo in mano a chi declina la faccenda della violenza sulle donne in questo modo, a legittimare fascismi e giustizialismi. Di quella legittimazione è importante parlare, oggi. Il resto è un’urgenza, davvero.

A proposito di reddito, qui lo diciamo, è per tutt*, infatti. E’ una conditio sine qua-non. Reddito è quello che rimuove cause di violenza e dipendenza dalle persone violente. Inutile reprimere se la persona vittima di violenza non ha un soldo per andare da nessun’altra parte o per ricominciare a esistere.

Le terapie alle quali si fa riferimento non sono “psichiatriche”. Non si parla di Tso, ma di percorsi laici pensati per disinnescare e dare una mano. Quando le donne vittime di violenza si rivolgono a servizi territoriali non trovano forse anche assistenza psicologica? Il recupero dell’autonomia individuale quando si parla di violenza nelle relazioni passa anche dal fatto che vi siano punti di riferimento che ragionino di prevenzione e non di repressione. La stessa persona che fa stalking se la consegni al maresciallo smette di stalkerizzare? Non è forse vero che tante vittime di femminicidio avevano già denunciato per stalking chi poi le avrebbe uccise? Come facciamo a prevenire tutto questo dato che la repressione non serve a niente? Pensiamoci. Ragioniamone meglio.

Sui Cie, perfettamente d’accordo. E’ una introduzione ad una discussione ampia. Ma se non crei una breccia come ne discuti? Capisci di che cosa stiamo parlando? Di un contesto antiviolenza chiuso a riccio che non ritiene di scendere a patti con nessuno e che legittima razzismi e omofobie mentre va avanti. Infatti ribadiamo qui che se la task force sarà aperta a considerare anche il problema delle migranti bisogna ragionare della questione in tutti i sensi.

In quanto all’osservatorio, è la proposta della ministra, noi stesse con Bollettino di Guerra “osserviamo” le vittime e quello che loro succede per tentare di capire come prevenire il problema. E poi, certo che bisogna fare in modo che abbiano diritto a prendere la parola pubblica e tutto quel che dici. Se sono vive noi cerchiamo di fare in modo che non siano sovradeterminate mai.

In ogni caso le tue perplessità sono più che rispettabili, per certi versi le condivido pure.

Ti dico perché io ho promosso e firmato la petizione che è scritta nei toni in cui può essere scritta una petizione, con rivendicazioni precise ma già è sufficientemente di rottura, pur essendo interlocutoria.

L’ho firmata perché il discorso pubblico contro la violenza sulle donne esclude altri soggetti, santifica la donna/madre/fidanzata/etero come unica vittima possibile, mentre fingono di difenderci normano e moralizzano la nostra vita, limitano il discorso pubblico, ci escludono, tutte noi, fanno diventare ogni iniziativa contro la violenza sulle donne una crociata in salsa filo/fascista.

L’ho firmata perché parla di questioni fondamentali, perché rimette al centro della discussione contro la violenza di genere la cultura che caratterizza quella violenza, ovvero la stessa che esclude gay, lesbiche, trans e migranti dal discorso pubblico, a prescindere da chi quella violenza la compie.

Io non legittimo quella modalità. Non faccio battaglie per ottenere qualche minima “tutela” solo per il mio culo, di me femmina etero e “italiana”, con tutto quel che rappresenta. Ho una idea antiautoritaria, che parla di prevenzione, della violenza, e se non siamo libere/i tutti/e non è liber@ nessun@.

Questo è il punto.

Perciò io l’ho firmata e lo rifarei mille altre volte.

Che almeno se ne discuta. Che almeno si apra una crepa in quel discorso pubblico così intriso di motivi che non sento miei. E allora si potrà ragionarne in mille altri modi, inclusi quelli che proponi tu. Ma se la crepa non c’è, di cosa vuoi parlare?

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