Femminismi
Di crociate, ortodossie, scomuniche e ostracismo Anti/FikaSicula
Categories: Femminismo a Sud

14785_572476202780612_1982575254_nRisorgo, per un attimo.

Questa immagine è tratta dalla pagina facebook di Anonymous. Si può rintracciare anche su un loro sito. Ma quel che è meglio è che ne trovi una versione accreditata da unitewomen.org su un altro spazio facebook fatto apposta per il
V-Day Marshall University 2013 (One Billion Rising) che a sua volta la prende proprio dalla pagina di unitewoman.org con ben 3039 like e 1995 condivisioni di mille mondi femministi. La pagina in questione riporta in cima la scritta Unite Against Rape e leggendola si possono trovare messaggi contro l’omofobia, la transfobia, la violenza di genere nei confronti di ogni persona a prescindere dall’orientamento sessuale.

Lo stesso Bollettino di Guerra ha dunque deciso di usarla come banner ed è un blog che elenca i delitti che hanno implicazioni di genere e sta attualmente facendo anche un raffronto sulla cifra di  suicidi per motivi economici, per analizzare il fenomeno e per capire anche quanto l’implicazione economica pesi quando un disoccupato, invece che suicidarsi e basta, prima ammazza la moglie e poi si suicida, nell’ottica di individuare sempre soluzioni per salvare tutti, perché se per certi delitti la causa è la assenza di lavoro e la sua povertà è anche su questo che bisogna riflettere in termini di strategie preventive.

Però capisco che per le ortodosse della “violenza maschile”, come da discussione a suo tempo già parecchio incafonita, elencare anche le violenze che affondano le radici nella stessa cultura del possesso, a prescindere dal fatto che a commetterle sia un uomo, una donna, una lesbica, un gay, una trans, in un’ottica queer, e addirittura tentare di rendere più chiaro quali sono le tipologie di delitti, quali sono gli esatti motivi per cui vengono commessi, al fine di produrre un discorso antiautoritario e preventivo, sia un ragionamento non plausibile. Pazienza. Perché dalle mie parti la violenza vorremmo risolverla davvero e non farci sopra tanti bei discorsi fissati sul brand “violenza maschile” stabilendo che è il maschio a dover essere sterminato alla fine di tutto invece che una cultura intera a dover essere cambiata, a prescindere da chi se ne fa portatore o portatrice.

Ripeto: pazienza. Quel che non si può tollerare è questo continuo tentativo di delegittimazione che parte da lontano. Parte da una tesi innanzitutto. Chiunque non declini la questione della violenza sulle donne parlandone in una unica e sola maniera va certamente assimilat@ a misogini, maschilisti, perchè no, perfino negazionisti. Dunque è necessario addirittura andare a leggere i fondi del caffè, fare accostamenti improbabili, azzardare ipotesi di malafede sull’uso di un simbolo che altro non era, come una commentatrice spiega all’autrice dell’improbabile post, che qualcosa che riguarda i nuovi femminismi che declinano la questione in altro senso:

Micol dice:

Ciao, io ho spesso visto quella modifica in spazi femministi di cui faccio parte, ma con un significato molto diverso da quello che ipotizzi. Per quel che ho potuto vedere, nasce contro la transfobia presente in troppi spazi femministi anti-violenza. Quello che nel mondo anglosassone è chiamato il femminismo “third wave”, ovvero le femministe giovani ora, rispetto al femminismo delle nostre madri è più interessato a decostruire la netta divisione uomo//donna e rendere gli spazi femministi più aperti alle donne trans. Ti faccio un esempio. La manifestazione nazionale anti-violenza-di-genere a Londra è organizzata da un gruppo che si chiama London Feminist Network. Fino all’anno scorso, la manifestazione era aperta solo alle donne – ma le donne trans erano classificate come uomini. Quest’anno io ho partecipato alla manifestazione con il gruppo femminista londinese di cui faccio parte. Siccome siamo un gruppo trans-friendly e alcune delle nostre femministe migliori sono trans, per noi era importante essere alla manifestazione ma anche chiarire che non ci va bene l’esclusione delle donne trans. Abbiamo quindi realizzato alcuni cartelloni come quello che stavi criticando (…) per riconoscere che le trans sono vittime di violenza quanto e più delle donne non-trans e sono – per noi – una parte importante del movimento femminista e anti-violenza.”

Basta leggiucchiare un po’ di materiale anche di altri spazi in rete per vedere che quel simbolo è includente e non escludente. Non è un modo per cancellare proprio nessuno ma per comprendere. Per ragionare in una modalità nuova e inclusiva di generi che sono stati sempre esclusi e messi da parte a partire da chi usa dicotomie rigide, anche culturali (come quando si parla di violenza maschile!), per dividere il mondo esclusivamente in donne e uomini, laddove i generi sono certamente più di due.

Micol glielo spiega ma l’autrice del pezzo di disgustatissima critica cosa fa? A quel punto dice che non è tanto il simbolo il se’, anche se suggerisce addirittura di eliminare totalmente la parola “women” e di lasciare soltanto “everyone” (ma come? non avevi detto che cancellare era bruttissimo?) ma è perché altri gruppi lo usano per altri scopi. Cattivissimi, of course. Però nel post si dice disgustata per l’uso di questo simbolo su pagine femministe, anzi, per la precisione lei dice che sono spazi che si “definiscono” tali, dunque ecco un’altra che rilascia patentini per le femministe doc dei quali sentivamo proprio la necessità.

Allora il punto non è il simbolo ma si tratta di un processo alle intenzioni. Lo stesso processo alle intenzioni che con una disonestà intellettuale senza eguali porta avanti strenuamente un blogger in cerca di microfama che a partire da Finché Morte Non Vi Separi, ovvero da quando arrivò per “salvarmi” con un link sul complesso della colpa della vittima, per dirmi che quanto stavo scrivendo per ragionare ancora di prevenzione era brutto brutto brutto, respinto il suo “aiuto” tutoriale e paternalista, egli fedele alla dicotomia vittima/carnefice, s’è detto che allora dovevo essere una gran carnefice e lui il crociato che avrebbe dovuto svelare al mondo di questo mostro a due teste che andava girovagando da anni sotto mentite spoglie (quelle vere le conosce lui e lui soltanto, ovviamente) in modo da ristabilire la verità. Costui, dunque, è accuratissimo nel segnare il mio passaggio (o presunto tale, giacché ritiene di vedermi ovunque :D ) presso luoghi ai quali lui dedica mille Vade Retro al giorno, per stabilire attraverso queste sue paracule, fantasiose  e infamanti ricostruzioni un mio eventuale, anzi per lui certo, livello di collusione con ambienti Pro/Pas che a lui stanno molto sulle palle, dove essere Pro/Pas vorrebbe dire, secondo il più stereotipato filone AntiPas, essere pro/pedofili, pro/criminali, pro/violenti, pro/misogini.

E il ragionamento torna sempre tutto al punto di partenza.

C’è in atto un processo dell’inquisizione. Il Tribunale consta di soggetti che mi assimilano a teorie che non sono neppure le mie. Parlare in maniera civile, senza diffamarli e calunniarli, con antifemministi e padri separati diventa “collusione”, non per ciò che ho scritto ma per “l’intenzione” che secondo lui io coltiverei in un disegno oscuro di distruzione di non so chi o non so cosa, così come d’altronde per questo signore estremamente sovradeterminante (occhio alle collusioni con costui! :P ) e incline a delegittimare varie forme di lotta autodeterminata, la pornografia è il male (come per Andrea Dworkin brrrrr), essere sex workers e rivendicare diritti e regolarizzazione significa come minimo essere collusi con i magnaccia, se poi fai una Slut walk ti becchi la sua paternale perché di cosa debba essere fatto il femminismo in Italia e nel mondo lo stabilisce lui e lui soltanto, accanitamente e ossessivamente incline a verbalizzare ogni mio starnuto e a redigere una vasta documentazione per sviluppare la sua tesi e delegittimarmi in origine. Pensate che assieme ad una sua collega di Forum, uniti alla sconfitta di questa ferocissima nemica che sarei io (da mettere oltrechè alla perenne gogna anche al rogo, senza dubbio) finisce pure per patologizzarmi e si intrufola, perfino, nelle mie serene discussioni con altre persone, riportando solo ciò che a lui è utile per dimostrare la sua tesi, per costruirmi muri attorno, per disconoscermi attraverso le parole di altre donne usate per avallare la sua teoria, di modo che io sia isolata il più possibile e non possa più gestire alcuna dialettica con nessuna altra femminista.

Il punto è, Esimio Signor Roderigo, che io non sono Pro/Pas e pensi che antifemministi e padri separati, persone dalle quali non prendo – inorridita – umanamente le distanze e che meritano tutto il mio rispetto, non hanno nulla da ridire circa la mia diversità, perché con le mie diversità si rapportano evidentemente molto più civilmente di quanto non faccia lei. Il punto è che prima ancora di una sentenza che parla di Pas ci sono una marea di questioni di cui a lei non interessa proprio nulla perché a lei, come ad altre persone della sua rete virtuale, mi pare non interessi disinnescare e prevenire. Maternage proto/fascista, la donna per natura come unico riferimento sacro e legittimo per i figli e uomini lontani dagli affetti, fuori dalle balle e per natura inclini alla violenza, sono la cifra costante del discorso Anti/Pas. Di prevenire e disinnescare non c’è voglia. I figli stanno con le mamme e i padri che chiedono l’affido sono tutti pedofili, violenti e pure merde (scusate la licenza poetica).

Il punto è anche che il mio attraversamento per i mondi antifemministi, di cui racconterò per filo e per segno (se ha pazienza, così può completare il suo eccitantissimo dossier per soddisfare la sua morbosa curiosità) inizi e conclusioni, è iniziato perché dopo quattro anni di bestemmie e insulti reciproci, di guerre che coinvolgevano tutto il web (e mi pare che oggi del mio armistizio godano in tanti/e perché il clima è cambiato e forse è proprio la guerra che vi manca…), odiando autoritarismi e tutori in generale, sono andata io lì, libertaria e autodeterminata, a disinnescare e a capire, mi sono beccata anche altri insulti, e poi s’è cominciato finalmente a ragionare, avendo umano rispetto reciproco, e la mia differenza, accolta infine con una umanità e una intelligenza che a confronto con il vostro astio e con la vostra gretta ottusità è miele e ossigeno, una differenza che ho potuto arricchire di approfondimenti necessari e preziosi dei quali pazientemente mi hanno fatto dono nonostante io, noncurante di quanta disperazione e sofferenza potesse esserci dietro molte situazioni, li avessi presi a pesci in faccia per gli anni precedenti, e quella differenza, la mia, che ancora continua ad esserci, non fu mai più demonizzata. Invece il conflitto con questo fronte sacro di crociata santa in difesa delle mamme e del concetto di “violenza maschile” così polarizzato contro di me non c’è verso di disinnescarlo. Dove si vuole arrivare non si sa. Ditemi, e non mi rivolgo alla blogger del primo post perché è un’altra storia, non c’entra nulla con questo ragionamento, ma anche di lei vi servite per insistere nella vostra azione di delegittimazione. Dove volete arrivare? In tribunale? Quando la smetterete? Quando mi avrete inchiodato su un palo di legno e mi avrete dato fuoco? Non scrivo quasi neanche più in questo spazio che pure io ho fondato, in cui ho condivisto strumenti, buttato sangue, risorse ed energie. Mi sono autoesiliata in un altro blog. Volete che io taccia definitivamente? Dunque perché mi inseguite ovunque? A che scopo? Perché di dialettica politica all’insegna dell’insulto delegittimante, se non mi si riconosce il diritto di dire ciò che dico e di essere ciò che sono, perché secondo voi di me bisogna dire necessariamente tutto il male, con illazioni, allusioni, volgarissime insinuazioni, disoneste ricostruzioni, non se parla proprio per niente, credo.

Da dove nasce questa necessità di espellere, demonizzare e criminalizzare chi non la pensa come voi? Qual è il punto? Necessità di sentirvi parte di un branco? Di stare ben connessi con una rete sociale che diversamente, al primo dubbio e alla prima nota critica, vi butterebbe fuori a calci come da tempo tentano di fare o hanno fatto con me? Di cosa avete paura? Qual è la fobia per cui avete necessità di guidare squadroni armati di forconi per rinchiudermi in una istituzione totale virtuale?

Ah, per inciso: la critica politica è critica politica. Non è una tesi che a tutti i costi si intende dimostrare mettendo assieme sciocchezze decontestualizzate e proprie convinzioni per concludere che vi sono livelli di collusione. Quella non è critica politica: si chiama azione di scomunica. Si chiama inquisizione. Si chiama esercizio dogmatico infamante in difesa di una non meglio identificata chiesa femminista. E se mai il femminismo, anzi i femminismi, avessero bisogno di qualcosa di certo non avevano bisogno di un prete paternalista che elargisce sermoni e sorveglia gli scritti delle donne per poi suggerire LUI come una femminista vera dovrebbe comportarsi.

La critica politica la fate quando prendete una cosa che ho scritto e non piazzate ogni due righe un link infamante, criminalizzante, una ricostruzione intellettualmente disonesta, che delegittima quanto dico per processare le mie intenzioni. Se siete in grado vi misurate con argomenti prima di stabilire che voi, prodi, sareste portatori e portatrici sani/e di una superiorità morale che manco Dio in persona oserebbe tanto.

Insomma: volevate la riprova di esistenza di una tipologia di antisessismo autoritario e fondamentalista? Ecco. Ce l’avete. Cultura del sospetto, processi alle intenzioni, caccia alle streghe, criminalizzazione di qualunque cosa sia ritenuta un’eresia, e se reagisco a tutto questo veleno che io vivo sulla mia pelle da mesi e che ha massacrato me e FaS, poi, per i soggetti presenti nel Forum del Signor Roderigo, sarei perfino vittimista. E dire che io non sono le Snoq (o forse il punto è proprio questo?). Non ho potenza di alcunché. Non costituisco alcun pericolo e non rischio neppure di incrinare il discorso pubblico femminista sovrastato/egemonizzato da ben altre entità. Epperò pare che il fine di sconfiggermi sia essenziale per queste grandiose soggettività. Ostracismo al fine di determinare limiti normativi al pensiero “femminista” e addio ai femminismi di cui il mondo tutto, per fortuna, è portatore.

Direi anche basta.

E il disgusto è tutto mio.

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