Li chiamano sempre impresentabili, eppure si presentano e sono anche sempre accettati. Sicchè tutto questo scandalizzarsi per neonazisti, neofascisti, nazifascisti, nostalgici del ventennio o fascisti del terzo millennio ha un che di ipocrita soprattutto da parte di chi si riempie la bocca di parole di disappunto dall’alto delle “istituzioni” nate dalla resistenza. Parole, appunto.
E’ appena passato il 25 aprile; una liberazione tutt’altro che liberata dal puzzo fascista in tutte le sue espressioni. Ne abbiamo fatto qualche accenno nel volantone che abbiamo distribuito a Udine nella piazza della rappresentazione istituzionale dove- oltre a papaveri e papere/i di partito che si autocongratulavano per il (meschino) risultato elettorale regionale raggiunto-; abbiamo trovato un pubblico dalle idee piuttosto confuse circa ciò che dovrebbe essere l’antifascismo di oggi.
Un disorientamento che offre indubbiamente un lato molle alla penetrazione neofascista introdotta in varie forme di propaganda buonista per la quale non c’è che l’imbarazzo della scelta.
I più furbi della covata come quelli di CasaPound hanno lanciato il format: lato A: servizio-al-pubblico, … manca solo che si offrano di raccogliere la cacca dei cani dai marciapiedi; lato B: coltelli, spranghe, pestaggi, aggressioni ai/alle non conformi al loro standard.
Stesso filone, a quanto pare per Lealtà Azione neonazisti usciti da una costola del KuKuxKlan che hanno adottato una guglia del duomo di Milano mettendoci un contributo in soldi per il restauro. Oh mia bela madunina…, la Veneranda Fabbrica del Duomo, ente ecclesiastico che ha lanciato l’idea dell’adozione, caduto nell’imbroglio della guglia: come ne uscirà? Riconoscerà quali benefattori questi squadristi accoltellatori e picchiatori o rigetterà la loro offerta marchiandola come non ricevibile, impresentabile?
La differenza sta tutta lì, riconoscerli per fermarli; senza questo primo passo, in generale, non si può sostanziare l’antifascismo di oggi e si rimane nell’ipocrisia di un antifascismo di rappresentanza; senza anticorpi, vulnerabili a qualsiasi instupidimento, anche all’abbellimento di un pinnacolo.