Ultime, ma non nuove: l’artico si riscalda sempre più, diventa sempre più piccolo, il permafrost si scioglie ed avanza una vegetazione propria delle aree boreali.
Questo è uno dei risultati e degli effetti di sconvolgimento legati al cambiamento climatico al quale però non si associa alcun input morale nel pensare un cambiamento per fermare la deriva.
A queste considerazioni sono giunti gli estensori dello studio illustrato qui e ripreso recentemente qui. In sintesi
…Gli autori identificano sei ragioni responsabili del fatto che il problema del cambiamento climatico fallisce nell’attivare il nostro sistema di allarme morale. In breve. Abbiamo che il fenomeno del mutamento climatico è: astratto e cognitivamente complesso, ovvero difficilmente intuibile o comprensibile senza uno sforzo intellettuale; percepito come non intenzionale, e sappiamo bene che la cognizione morale umana è reattiva per lo più nei confronti delle azioni compiute intenzionalmente; determinante un senso di colpa rimovente, proprio perché di natura antropogenica; percepito, nelle sue conseguenze, in modo ottimistico, poiché manca una sicura e chiara prognosi; afflitto da tribalismi morali, i quali determinano polarizzazioni ideologiche; globale e temporalmente distante, sicché, in un certo senso, percepito come non di propria competenza….
Il clima è un sistema complesso ed anche il suo cambiamento, ma non vuol dire che se non si comprendono le dinamiche non si debba imparare a prestare attenzione a quanto sta accadendo, e se si presta attenzione si fanno anche le connessioni fra gli eventi ed in linea di massima si individuano le cause e gli effetti. Ci si può sensibilizzare e si può agire.
Si diceva: “pensare globalmente, agire localmente”.
E’ un imperativo morale che vale ancora.