“La vertigine del non identificabile, e di ciò che sfugge al ’nostro’ sguardo abituato a semplificare e creare schemi, laddove la complessità e l’imprevisto sono la regola quotidiana, ha delle cadute devastanti in termini etici.”
Martina Guerrini
A gennaio 2013, al liceo classico Foscarini il professore di religione Enrico Pavanello distribuisce agli studenti questo volantino:
cerchiamo di capire perchè i concetti espressi in questo foglio sono scorretti e a tratti profondamente offensivi.
«Libertà di ragione»
(??? Cioè? Mah…probabilmente il prof pensa che non ci sia la libertà di dire cose “ragionevoli” contro gli omosessuali in questa nostra cultura permeata da quella che definisce ”ideologia gay”, in questa nostra società notoriamente tollerante e aperta verso le persone omosessuali e lesbiche).
«Omosessualità non è uguale a ideologia gay»
Qui tocchiamo subito il primo grande problema di questo foglio di appunti: cosa sarebbe questa “ideologia gay”? Forse il prof intende le rivendicazioni fatte da persone, movimenti, collettivi, ecc. omosessuali? Su questo torneremo. Intanto diamogli subito ragione sul fatto che l’omosessualità non è un’ideologia.
Vediamo brevemente una definizione molto semplice di “ideologia”, visto che ne verrà fatto un ampio uso (scorretto) nel testo: Ideologia: l’insieme dei principi e delle idee che stanno alla base di un movimento politico, religioso e sim. (es: i. marxista, i. cattolica, i. liberale) – Vocabolario lo Zingarelli
In genere la parola ideologia viene utilizzata per indicare un insieme strutturato di idee, principi azioni e comportamenti che i suoi sostenitori e promotori vorrebbero fossero seguiti da tutti. In genere si attribuisce a questo termine anche un’altra caratteristica, il fatto che quel complesso di idee non venga sottoposto alla verifica dei fatti, non si confronti con l’esperienza quotidiana, ed è questo che ha fatto sì che alla parola ideologia fosse associato un significato negativo, quasi un sinonimo di illibertà e di imposizione. A questo punto possiamo confermare l’ipotesi che con “ideologia gay” il prof intende i principi e le idee che stanno alla base dei movimenti per i diritti degli omosessuali. Ma chiediamoci: le persone omosessuali e i movimenti per i diritti civili desiderano forse che tutti diventino omosessuali? E’ chiaro che no, chiedono che smettano le discriminazioni nei loro confronti e chiedono un riconoscimento sociale come persone. Il prof allora accosta al termine “gay” il termine “ideologia” come spregiativo di quei movimenti, un modo subdolo per screditarli e farli apparire illiberali e impositivi.
«Cultura “gender”»
Qui ci imbattiamo nel secondo grande problema del testo: cos’è mai la “cultura gender”? Torneremo anche su questo. Intanto annotiamo che “gender” è il termine inglese per “genere”.
«Secondo questa ideologia il genere non coincide più con il sesso biologico, ma con il ruolo che ognuno si sente di assumere. (“ORIENTAMENTO SESSUALE”)»
1. Qui il termine “ideologia” diventa improvvisamente sinonimo di “cultura”. Vedremo più avanti che “cultura”/”ideologia gender” e “ideologia gay” per il prof sono pressoché la stessa cosa.
2. Che il genere non coincida con il sesso biologico è un pensiero portato avanti soprattutto e prima di tutto dal pensiero femminista, per sottolineare il fatto che la discriminazione contro la donna non trova fondamento in fatti biologici e non trova giustificazione nella differenza fisiologica tra i due sessi. Una delle prime femministe – e sicuramente la più nota – a esprimere questo pensiero si chiama Simone De Beauvoir che negli anni 40 del 900 scrive “Il secondo sesso”, in cui, tra le molte cose, elabora approfonditamente un concetto, che poi diventa slogan: “donna che culturalmente e socialmente viene attribuito al sesso femminile. Essere femmina è un fatto naturale – femmina si nasce-, mentre ciò che significa essere donna, è un fatto sociale e culturale – donna si diventa.
Vivien Burr, nel suo libro “Psicologia delle differenze di genere” spiega così la differenza tra i termini sesso e genere (pag. 22):
sesso: è un termine della biologia che designa una specifica coppia di cromosomi contenuti nelle cellule [….]. I cromosomi sessuali [….] producono (nella norma) due differenti schemi di sviluppo somatico: quello maschile e quello femminile […].
genere: il genere è il significato sociale assunto dalle differenze sessuali. Il termine designa la costellazione di caratteristiche e di comportamenti che finiscono per essere rispettivamente associati ai maschi e alle femmine e perciò da loro attesi all’interno di una particolare società. In altre parole è un termine che designa i concetti di mascolinità e femminilità e le loro differenze, siano esse realmente presenti o supposte tali.
Il genere non coincide, dunque, con “il ruolo che ognuno si sente di assumere”, come scrive il prof, ma con il ruolo che ognuna/o viene portata/o ad assumere in una data società. Dopo di che, è vero che, una volta stabilita la differenza tra sesso e genere, il genere cessa di essere determinato biologicamente e cessa, dunque, di essere irreversibile e inevitabile e permette potenzialmente (cioè con tutti i limiti posti dalla società..) di sganciarsi da certi ruoli (banalmente: un maschio può piangere o tingersi i capelli ed essere comunque “uomo”, una femmina può entrare in politica o giocare a rugby ed essere comunque “donna”).
3. Questa riflessione sulla differenza tra sesso e genere non implica di per sé (e nella storia del pensiero femminista nell’immediato non l’ha fatto) una nuova visione dell’orientamento sessuale, come sembra lasciare intendere il prof. “Assumere un certo ruolo” non significa scegliere l’orientamento sessuale. Rifiutare, ad esempio, certi criteri di femminilità imposti dalla società non implica la scelta di essere lesbica (vale anche il contrario). Un maschio non machista, cioè non maschilista, non è per forza gay.
E’ altresì chiaro che la differenziazione tra sesso e genere apre la strada, in un secondo momento, a una riflessione più aperta sull’orientamento sessuale. Ci torniamo.
«Non c’è nulla di originario, di “dato” naturale, nella differenza tra uomo e donna, quindi tutto può e deve essere cambiato.»
1. Nessuna persona appartenente alla famosa “cultura gender” e a quella che il prof chiama “ideologia gay” nega la differenza della suddetta composizione cromosomica tra maschio e femmina (anche se vedremo più sotto che non è, o non è sempre, così netta come si vorrebbe far credere). Dopodichè, cosa sia “da uomo” e cosa “da donna” – ad esempio i comportamenti – in effetti diventa difficile da stabilire. Questo è una grande risultato del pensiero femminista, perché diventa potenzialmente assai liberatorio – sia per maschi che per femmine.
2. “tutto può essere cambiato”: purtroppo sganciarsi dal determinismo biologico è solo il primo passo. Le influenze culturali e sociali (a partire dall’educazione!) sono così forti che purtroppo i cambiamenti non sono così facili come qui vuol far credere il prof;
3. “tutto deve essere cambiato”: non tutto: deve essere eliminata L’INGIUSTIZIA MILLENARIA nei confronti del sesso femminile e devono essere cambiati quegli atteggiamenti e comportamenti che assumiamo (maschi e femmine) perché, e solo perché, impostici dalla società e dalla cultura dominante in cui viviamo.
«C’è l’idea che la famiglia sia una mera creazione culturale, del cristianesimo.»
1. Che la famiglia – o un certo tipo di famiglia, a cui sicuramente qui il prof fa riferimento – sia una creazione culturale non è un’idea, ma un fatto, accertato da qualsiasi studio antropologico, storico, sociologico ecc. (basta un semplice confronto con altre culture e con altri momenti storici). Che la famiglia è “per natura” al giorno d’oggi riesce a sostenerlo solo il “pensiero” dottrinale, dogmatico e antiscientifico, espresso nella maggior parte delle volte da chi una famiglia non ce l’ha. Torneremo sul problematico “per natura”.
2. La “mera creazione culturale” non esprime di per sé un giudizio negativo, non implica per forza togliere valore alla famiglia. La cultura umana ha creato e crea delle cose magnifiche. Se il prof intende dire che affermare la differenza tra sesso e genere vuol dire essere contro la famiglia, questo è falso.
3. Infine, la famiglia non è solo una creazione del cristianesimo. Non saprei chi ha sostenuto ciò e dunque non saprei a chi potrebbe riferirsi il prof. Sembra intendere Marx e Engels. Non sono a conoscenza di loro testi che dicano ció, posso sbagliarmi.
«E’ una tesi dell’800. Ne “L’origine della famiglia, della proprietà e dello Stato”, F. Engels (1820-1895) scrive: ”In un vecchio manoscritto mai pubblicato da Marx e da me nel 1846, ho trovato queste parole: ”La prima divisione del lavoro è quella tra uomo e donna per la riproduzione dei bambini.” Oggi posso aggiungere: la prima opposizione di classe che appare nella storia coincide con lo sviluppo dell’antagonismo uomo-donna nel matrimonio monogamico, e la prima oppressione di classe coincide con quella fatta dall’uomo sul sesso femminile.”»
1. Non c’è scritto nulla riguardo al cristianesimo in questa citazione.
2. Nel libro di Engels citato dal prof, il filosofo si interroga su quali possano essere le origini storico-sociali della sottomissione della donna. E’ stato un testo importante, per il suo contenuto, e soprattutto per il tentativo intrapreso da Engels. La domanda “ma dove, quando e perché ha avuto inizio l’oppressione del sesso femminile” verrà ripresa da molte pensatrici femministe e non solo. Le femministe marxiste (o materialiste) saranno quelle che si atterranno di più alle analisi di Engels (che fondamentalmente riconducono la condizione di oppressione femminile alle strutture del capitalismo).
Per approfondire contenuto e limiti di quest’opera di Engels:
Simone De Beauvoir: “Il secondo sesso”, parte seconda, capitolo tre: “Il punto di vista del materialismo storico”
Gayle Rubin: “Lo scambio delle donne. Una rilettura di Marx, Engels, Lévi-Strauss e Freud”
«Chi ha deciso che un omosessuale (vi da fastidio il termine? E..io..lo..dico..O-MO-SESS-SU-A-LE) debba per forza identificarsi con l’ideologia gay e non invece aiutato a mettersi in discussione e a verificare fino in fondo la propria situazione?»
1. Il termine gay oggi come oggi viene usato come sinonimo di omosessuale. E’ vero che il movimento per i diritti dei gay nato negli anni sessanta negli USA rifiutò il termine “omosessuale”, non perché “brutto” di per sé, ma perché perennemente usato come contenente una accezione negativa, e dunque espresso con disprezzo e per offendere. Inoltre era una categoria inserita nel DSM (= diagnostic and statistical manual of mental disorders)e dunque indicava un disturbo psichico.
Oggi la tendenza è più che altro quella di riutilizzare termini di per sé neutri, ma usati a fini offensivi e discriminatori, per riportarli al significato autentico e per riappropriarsi del loro senso. Questo viene fatto anche con termini da sempre offensivi come “frocio” ed è il motivo per cui molti gay e molte lesbiche tra di loro si chiamano o si definiscono froci o frocie. Il termine “omosessuale”, dunque, non dà più fastidio a nessuno, se non alle persone omofobe.
Per quanto riguarda la problematica del linguaggio e della sua trasformazione “dall’interno” rimando alla filosofa americana riconosciuta a livello mondiale, lesbica e femminista Judith Butler.
2. La distinzione che cerca di fare il prof, a quanto mi sembra di capire, è tra l’omosessuale, che nel modo suo di intendere è una persona con problemi, da non giudicare, e con una situazione da verificare e da risolvere, da un lato, e i proseliti dell’”ideologia gay”, che sono persone che hanno lo stesso problema, ma che invece di verificare la propria “devianza”, non si reputano bisognosi di una correzione, lottano contro l’omofobia e per i propri diritti, dall’altro.
«L’ipotesi che qualcuno nasce omosessuale è stata formulata dal fisico Magnus Hirschfeld (1868-1935). Nessuno fino ad oggi ha scoperto il fondamento genetico dell’OMO. Alfred Charles Kinsey (1894-1956) lancia, nel suo rapporto sull’omosessualità, la bufala del 10% della popolazione con tendenze omosessuali.»
1. Nascere in un certo modo = avere certi geni. Se una nasce con la passione della chitarra, ha il gene della musica? Mah… Con ciò non voglio sostenere che omosessuali e lesbiche si nasca, e ciò semplicemente, perché è una cosa che non mi interessa sostenere. Tu sei nata/o con il pallino del basket o ti è venuto a un certo punto? Come si fa a stabilire? E soprattutto chissenefrega! Gioca a basket e va bene così! Eterosessuali si nasce? C’è il gene dell’eterosessualità? Qual è il fondamento genetico dell’ETERO?
2. Vorrei far riflettere, a questo proposito, che nella maggior parte delle volte ci si chiede se una cosa è innata o meno quando la stessa è vista come un problema (ad esempio la delinquenza ecc.) e mai quando una cosa è ritenuta “normale”. Questa domanda implica dunque già di per sé un giudizio negativo della cosa o della persona che si vuole analizzare. E’ una domanda tendenziosa guidata da pregiudizi.
3. Essere nata/o è spesso sinonimo di essere “per natura” (per questo dà tanto fastidio al prof, che è sicuro che “per natura” esista la famiglia tradizionale eterosessuale). Essere in un certo modo “per natura” implica che si è determinati, non liberi, che ci si trova in una situazione irreversibile. La suddetta divisione tra sesso e genere aveva proprio lo scopo di liberare la donna da questa sedicente “natura”. Ci si è liberati (almeno nel pensiero libero filosofico) da questo termine. Chi ancora lo usa, lo fa soprattutto per poter stabilire cos’è “contro natura” (in questo caso i gay e le lesbiche). Ma cos’è per natura e cosa non lo è, l’ha sempre deciso l’essere umano. E’ dunque una creazione dell’uomo, usata spesso nella storia del pensiero per giustificare abusi su altre persone (i neri, le donne ecc., tutti inferiori “per natura” all’uomo bianco occidentale).
A questo proposito, oltre ai testi femministi, sono molto interessanti e fruttuosi gli studi neocoloniali.
Credo che bisogni sempre diffidare di qualsiasi essere umano che si permette di prendere posizione su cosa sia per natura e cosa non lo sia. Non sono MAI discorsi scientifici liberi e disinteressati, bensì tentativi di imporre il proprio pensiero o una cosiddetta “normalità”.
4. Non conosco gli studiosi qui citati, né tanto meno i loro studi. Quella del 10% potrebbe essere benissimo vista anche come “bufala”, perché percentuale TROPPO BASSA…
«Allo stato attuale delle ricerche si può parlare in “casi singoli” di una “predisposizione”, ma non di una determinazione genetica comune e irrevocabile.»
Quali ricerche? Perché il prof mette certi termini tra parentesi? Sono citazioni? Di che testo?
Dire che omosessuali e lesbiche non lo si è per natura (o che comunque non lo sappiamo) ci può andare bene, visto il discorso fatto sopra. Ma il fatto che qualcosa non è “per natura” non implica assolutamente, come vuole il prof, che questo debba essere cambiato. Anche se l’omosessuale e la lesbica non lo sono per natura, per quale motivo egli/ella dovrebbe lottare contro le proprie preferenze sessuali? Diventa chiaro, dunque, che il prof intende dire che è qualcosa di sbagliato che va cambiato, che va riallineato a ciò che, secondo lui, è veramente “per natura”. (E qui si palesa ciò che si è detto sopra. Il termine “per natura” viene usato per discriminare e a fini “normalizzanti”.)
«Nel tempo questa ideologia ha esteso i soggetti da tutelare: gay, lesbiche, bisessuali, transgender, queer (bizarri), unknow (confusi).»
Qui c’è una carrellata di termini buttati lì, termini che hanno la loro storia, che nascono da un retroterra teorico importante e che tradotti così alla buona, finiscono col venire storpiati e ridicolizzati (evidente intenzione del prof, come già per altri termini).
Gay = omosessuale. persona attratta da persone dello stesso sesso
Lesbica = omosessuale. Si usa distinguere linguisticamente lesbica da gay, perché l’omosessualità femminile non veniva e non viene tutt’ora presa seriamente in considerazione. Se questo da un lato porta potenzialmente a una minore discriminazione, dall’altro l’amore e l’attrazione tra donne vengono a tal punto sminuiti se non ignorati, che la sessualità tra donne è vista esclusivamente in funzione del piacere maschile. Si pensi all’ampia pornografia pseudo-lesbica indirizzata esclusivamente all’occhio maschile. La lesbica o è un uomo mancato (e dunque non è una donna) o una bella porcellona che gioca con le sue amichette per far eccitare l’uomo.
Bisessuale = persona attratta da persone sia dell’altro sesso che del proprio
Transgender = termine usato per identificare persone la cui identità non é conforme alle regole dei due generi predominanti (uomo o donna) e che percepiscono il genere loro assegnato biologicamente come riduttivo o non appropriato alla loro identità. Transessuale è il termine coniato da medici e psichiatrici per definire le persone che sono “affette” da disforia di genere: ha una connotazione negativa e patologizzante quindi molt* trans lo rifiutano, anche perché questo termine tende a ridurre la transizione a una questione di cambiamento di sesso biologico; anche qui, la Butler ne suggerisce la riappropriazione ma il dibattito è tuttora aperto. Di solito le persone trans FtM o MtF, Ft* o Mt* (Ft* = Female to unknown) etc usano definirsi semplicemente come trans o transgender; viene anche usato il termine transidentità. Il problema è che, a differenza della categoria “omosessuale”, quella di “transessuale” è entrata a far parte del DSM nel 1980 e ne fa tutt’ora parte…
Queer = contrario di straight (dritto, “normale”). Anche questa parola aveva una connotazione negativa. La si trasforma per nominare tutto ciò che sfugge alle definizioni tradizionali e a tutto ciò che tradizionalmente è stato inteso come “normale”. Essenziale qui il già citato lavoro di cambiare e riutilizzare termini in modo nuovo (vedi Butler e De Lauretis.)
Intersexed = persone che non hanno un’appartenenza chiara (biologica, fisiologica) a uno dei due sessi. L’esistenza di queste persone fa riflettere sull’effettiva binarietà dei due sessi. Per saperne di più sempre Judith Butler.
Da questi termini l’acronimo LGBTQI usato dai movimenti.
Unknown = (va aggiunta una n finale..) alcuni transgender che transitano da un sesso all’altro non precisano in cosa si “trasformano” e come vogliono essere visti e inquadrati.
FtM = female to male, MtF = male to female; Ft* e Mt* non si sentono rappresentati dal proprio sesso, senza per questo voler indicare il e transitare nel sesso opposto. Rifiutano queste categorie e la binarietà di sesso e genere.
«Un no al matrimonio gay è una discriminazione? Si discrimina quando si trattano diversamente cose uguali.»
1. Qui per l’ennesima volta viene usata una formula ambigua.
Def. Discriminare: distinguere una o più cose o persone da altre.
Discriminazione: distinzione. Disparità di trattamento.
(lo Zingaretti)
Il termine “uguale” usato dal prof – e non presente nella definizione da vocabolario- è molto problematico. Uguale da che punto di vista? Molto donne sono pronte a sostenere che non sono uguali agli uomini, ma che cionondimeno hanno gli stessi diritti. Essere omosessuali e lesbiche è diverso dall’essere eterosessuali, una bianca è diversa da una nera, un afgano diverso da uno svizzero ecc.
Il punto è che ciò non comporta non avere accesso agli stessi diritti e alle stesse opportunità. Gli omosessuali e le lesbiche non vogliono essere considerati uguali agli eterosessuali, vogliono gli stessi diritti e le stesse opportunità!
2. Per evitare l’ambigua e ostica problematica dell’uguaglianza/differenza, facile da strumentalizzare e mal interpretare, c’è chi propone di porre la questione in termini di RICONOSCIMENTO. (Se interessa l’argomento: Axel Honneth, il più illustre, ma non l’unico).
«La natura della relazione uomo-donna è diversa dalle altre, a meno che non si afferma (ideologia gay, appunto) che la differenza sessuale non abbia più senso e valore.»
1. Stesso problema di prima riguardo alla diversità/uguaglianza, in questo caso riferito alle relazioni.
2. Secondo il prof, la differenza sessuale implica di per sé l´eterosessualità. I sostenitori di quella che si ostina a chiamare ”ideologia gay” secondo lui, devono dunque negare la differenza sessuale per difendere l´omosessualità. Questo è falso e stupido, visto che gli omosessuali amano proprio le persone dello stesso sesso, differenti da quelle dell´altro sesso (e dunque il sesso biologico gioca un ruolo non da poco…). Questo non vale per quelle persone innamorate di e/o attratte da persone trans gender. Difficile, in questo caso, stabilire se sono etero- o omosessuali.
«Si può verificare qualcosa della cultura Gender?»
Secondo il prof, inventore anche del termine “cultura gender”, sì, ed ecco cosa:
«Brevità dei legami omosex;»
Si può verificare? Ci sono dati in proposito? Qui, implicitamente, viene negata l´esistenza di un vero amore tra persone dello stesso sesso e i loro rapporti vengono ridotti a relazioni sessuali.
Vorrei fare anche riflettere su questo attaccamento ai legami eterosessuali di lunga durata e invitare a interrogarsi a cosa erano dovuti: nella maggior parte dei casi alla dipendenza economica, se non alla vera e propria sottomissione della donna. Che in un rapporto lungo una vita ci sia piú amore rispetto a quello presente in un legame più breve, è un´opinione – non un fatto – a cui sono legati i tradizionalisti (loro sì, ideologici).
«si sdogana la pedofilia (che è un orientamento sessuale): in Olanda il partito dei pedofili “Carità-Libertà-Diversità”, lotta per il diritto dei bambini alla sessualità;»
Questo appunto costituisce reato. Non mi esprimo. Non mi abbasso a questi livelli. Si potrebbe fare una ricerca su quali potrebbero essere le conseguenze penali per un´affermazione del genere e farle presente all´interessato.
«spariscono i termini “padre” e “ madre” per “genitore A” e “genitore B”, “genitore C” ecc.;»
se cosí fosse: qual´è il problema? fino agli anni ‘80 il padre si chiamava capofamiglia e ora non più, abbiamo forse avvertito delle conseguenze?
«Ci si apre alla “poligamia” (che è un potere unico dei mariti sulle mogli e viceversa);»
Fandonie. “il potere unico” non è il tratto distintivo della poligamia. Questo potere esiste anche nelle coppie formate da due persone, purtroppo. Interessante che il prof definisca le relazioni in termini di potere…
«si affidano i bimbi/e alle coppie gay (non basta l’amore per crescere dei bambini/e, servono delle personalità differenti dal punto di vista fisico e psichico);»
ammesso e non concesso che ciò sia vero, da quando in qua le coppie gay e lesbiche sono formate da due gemelli, uguali dal punto di vista fisico e psichico?
«far west della fecondazione artificiale.»
Lasciamo stare il termine “far west”. Che problema c´è nel rendere possibile a tutti la fecondazione medicalmente assistita? E´ una grande opportunità anche per le coppie eterosessuali, che non possono procreare in altro modo. Non era “per natura” la famiglia?
«OMOSESS.= ferita dell’identità che affonda le radici in bisogni affettivi inevasi (Affetto – Attenzione – Approvazione), sperimenta un’identità indesiderata. E’ un’elaborazione della psiche di modelli effettivi diversi da quelli verso cui la natura normalmente orienta, una tendenza del tutto reversibile.»
1. In effetti una certa psicologia, soprattutto nei primi decenni del 900 si è interrogata a lungo sugli scompensi vissuti da parte degli omosessuali nella loro infanzia. Questo anche perché, come si è detto, fino a non troppo tempo fa – 1973 -, l´omosessualità veniva classificata tra le malattie mentali.
2. Affermazioni di questo tipo sono offensive nei confronti dei genitori delle persone omosessuali e lesbiche e portano alla fuorviante e falsissima conclusione che gli eterosessuali abbiano avuto un´infanzia e un´educazione appagante, che li rende felici e non “deviati”, mentre gli omosessuali non sono stati soddisfatti nei loro bisogni affettivi e dunque si “ammalano”.
3. Diamo per buona, per un momento, la definizione del prof di omosessualità, ovvero quella di una “tendenza”: perché dovrebbe essere “reversibile”, perché dovrebbe venire combattuta, cambiata? Inutile dire che, anche in quest´ultimo appunto, si palesa la profonda omofobia del soggetto, che anche qui reputa l´omosessualità un male da rimuovere.