Femminismi
#desmontaje4F: 7 anni lottando per la verità
Categories: Femminismo a Sud

Sono passati 7 anni da quella maledetta notte in cui ha avuto inizio la costruzione del più grande montaggio poliziesco ai danni di compagne e compagni a barcellona degli ultimi tempi.

Ancora una volta, con rabbia e amore, il nostro pensiero va a Patricia Heras, poeta defunta. Il video che ho linkato è parte di un videodocumentario dedicato a lei e a questo caso.

Del caso 4F avevamo parlato qui e qui traducendo in italiano la sintesi della vicenda pubblicato sul sito della piattaforma che lotta affinché verità e giustizia vengano finalmente fatte.

Riprendo la sintesi dei fatti da Infoaut per chi non conoscesse questa vicenda di tortura, corruzione e ingiustizia spagnola:

Questa storia per molti inizia nel ormai lontano 4 febbraio 2006 con un poliziotto ferito da un vaso caduto o lanciato da un balcone di una casa occupata in cui c’era una festa. Per i protagonisti di questa vicenda la storia invece inizia con una serata passata serenamente in altre feste e in altri luoghi, per alcune/i persino in altri quartieri, per poi trasformarsi in quello in cui si é trasformata, un storia di abuso di potere e tortura.

Quella sera, quando il guardia urbano cadde a terra, a Barcellona inizió immediatamente una caccia al uomo senza precedenti. Nell’ansia di trovare i responsabili tra le centinaia di persone presenti, i poliziotti decisero che erano tutti colpevoli e che uno/a valeva l’altro/a, per cui ne presero un po’ e se li caricarono sul furgone. Al principio ne arrestano alcuni direttamente in strada tra delle persone che passavano di lí, erano sette. Si imbatterono in tre sudamericani Rodrigo, Juan e Alex e gli sembrarono perfetti per sfogare tutta la loro rabbia e frustrazione da “garanti dell’ordine pubblico”. Per i tre il maltrattamento e le botte iniziarono da subito, giá dal furgone. Da lí in poi la storia diventa una storia di violenza, abusi, tortura e razzismo che si abbatte in particolare su queste tre persone colpevoli di essere sudamericani, fino a lasciarle a pezzi e sanguinanti in commissariato. A quel punto gli agenti non ebbero altra scelta che portare i ragazzi all’ospedale.

In questo momento l’incubo inizió anche per Patricia ed Alfredo, che ignari di tutta la vicenda si trovavano contemporaneamente nello stesso ospedale per una caduta in bici. Gli agenti videro una ragazza e un ragazzo dall’aspetto da individui antisistema quale per loro poteva significare il taglio di capelli rasato a quadretti di Patricia, di cui peraltro andava fiera, e decisero che degli arrestati fino al momento non ne avevano abbastanza e ne volevano ancora un paio, per cui misero anche loro due sul furgone.

Il giudizio si svolge tra irregolaritá e contraddizioni degli agenti della polizia i quali vennero creduti ciecamente sulla base della loro divisa. Questi agenti si inventarono la storia inverosimile di una pietra scagliata in fronte al poliziotto che sarebbe quindi caduto ferendosi quasi mortalmente alla nuca, senza peró riportare ferite alla fronte. In tutto questo processo i medici forensi non vengono presi in considerazione, i numerosi testimoni della difesa non vengono neanche accettati e chiaramente gli accusati non vengono creduti.

Il risultato finale é che Juan, Alex, Rodrigo, Alfredo e Patricia vengono dichiarati colpevoli.

Patricia il 26 aprile 2011 decise di suicidarsi. Rodrigo, a cui hanno sentenziato 5 anni, é attualmente in carcere da 4 anni e la giudice gli nega il terzo grado visto che continua a dichiarasi innocente e dicendo che “si allegano informi di giurista, psicologo, educatrice dove si dichiara che si tratta di un individuo antisistema”. Una sentenza politica da parte di una persona che, come direbbe Rodrigo, “siccome gli hanno messo in bocca la parola giustizia allora si fa chiamare giudice”. I giudici di Barcellona arrivarono a tal punto da accusare persino Amnesty International di mentire nel dossier (vedi qui: www.amnesty.org/sites/impact.amnesty.org/files/PUBLIC/documents/eur20412006f2007.pdf) sulle torture agli accusati del caso 4F. In particolare la giudice del Tribunale 18 di Barcellona, tale Carmen García Martinez, si rifiutò di indagare su queste torture perché secondo lei inquinavano il caso.
Ma torniamo un po’ indietro nel tempo ad alcuni mesi dalla vicenda 4f, il 7 settembre 2006. La sera del 7 settembre Yuri Sarran si trova in un locale con un’ amica che viene importunata insistentemente da delle persone con le quali poi Yuri viene alle mani. Ebbene queste persone erano i Guardia Urbana Víctor Bayona e Bakari Samyang, unici testimoni dell’accusa della Guardia Urbana di Barcellona che testimoniarono contro Rodrigo Lanza, Alex Cisterna, Juan Pintos e Patricia Heras e che caddero in contraddizione durante lo stesso giudizio. Bakari Samyang per esempio fu quello che raccontó la storia della strabiliante tecnica ninja di Rodrigo di lanciare la pietra in modo da lasciare tetraplegico il poliziotto senza ferirlo in fronte.

Yuri Sarran viene quindi arrestato il 7 settembre e portato in commissariato da due guardie poliziotti fuori servizio e senza alcun documento identificativo. Lí viene torturato e obbligato a firmare una dichiarazione in cui si auto-incolpava di traffico di droga. Ai due poliziotti peró questa volta va male, infatti non potevano immaginare che Yuri fosse figlio del console di Trinidad Tobago in Norvegia e che il governo di Trinidad Tobago avrebbe iniziato contro di loro una causa per tortura. Il 17 ottobre 2011 i due poliziotti vengono condannati a 2 anni e 3 mesi di prigione e inabilitati per 8 anni a svolgere qualsiasi tipo di funzione pubblica otre che a pagare un indennizzo di 15.000 euro a Yuri Sarrán per tortura, falsa denuncia e simulazione di delitto.

Questa é quindi ora la situazione attuale: le persone vengono catalogate in diversi ranghi sociali e in base alla posizione sociale in cui si trovano si crede a questi piuttosto che a quelli. Inaccettabile.

Diffondete questa storia il piú possibile, non solo per le persone coinvolte nel 4F ma anche per tutte le altre vicende che come questa si macchiano di torture e di abusi di potere ma che non trovano il coraggio e la forza di uscire allo scoperto. Il caso 4F non é un caso isolato.

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