– […] fra i tuoi compagni ho trovato soltanto malcelata aspirazione alla santità e vocazione al martirio. O la ferocia del dogma per nascondere la paura della ricerca, della sperimentazione, della scoperta, della fluidità della vita. Se lo vuoi sapere, non ho trovato nulla che assomigliasse alla libertà del materialismo. E sono fuggita via, sì, perché non avevo intenzione di cadere in un tranello forse peggiore della Chiesa alla quale sono sfuggita.
– Ma Modesta, ti rendi conto? Tu neghi il sacrificio e l’abnegazione di chi lotta per la causa del proletariato, per una società migliore senza differenze di classe, senza lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, senza…
– Io non nego nessuna lotta! Critico l’atteggiamento del pensiero che è troppo poco differente da quello del vecchio mondo che voi volete combattere. Pensando come pensate voi, nella migliore dell’ipotesi, si costruirà una società che sarà una copia, per giunta scadente, della vecchia società cristiana e borghese.
– Ma per le trasformazioni profonde ci vuole tempo. Prima bisogna battere la borghesia con la rivoluzione e mutare i rapporti di produzione. Tutto il resto, poi, verrà da sé perché cadranno le sovrastrutture create dall’ideologia borghese…Intanto io volevo parlare di noi. Non capisco cosa c’entri questo discorso teorico.
Goliarda Sapienza, L’arte della gioia, Einaudi, 2008, p. 168.
Stessa noia, meno gioia. Il libro però è vivamente consigliato…