Premessa. Sono giorni in cui potrebbe andare meglio. Diciamo che questi giorni sono iniziati col 2012, che non so se finirà il mondo, ma di sicuro mi sta mettendo alla prova alla grande. Già. Anche se per fortuna sono uscita forse da quella postadolescenza che mi tormentava il cervello e le membra, o forse è peggio così, sarei più contenta infelice per fatti miei, che per cose serie.
Comunque.
La deriva repressiva. Ne parliamo da quando ho iniziato a parlare di politica, quindi presumibilmente da prima. Ora mi sembra di averla tutta davanti agli occhi, ma forse ho solo cambiato gli occhiali.
Scena 1: al pub.
Giro lo sguardo e vedo un sacco di micronazionalismi che mi paiono folli proliferare in giro. Me ne accorgo andando a bere, principalmente. Condividendo birre e shot con simpatiche persone, che poi iniziano a parlare di questo e quello. Mi è capitato in un bar polacco, il cui avventore ascoltava pochi minuti prima Antifa Hooligans dei Los Fastidios, che di fronte alla discussione sull’11 Novembre a Varsavia si schierava con i nazisti: Dall’altra parte c’erano i tedeschi, mi ha detto. Ho risposto: Da quella c’erano i russi però. Beh, i Russi sono slavi, almeno, ha risposto. Sono rimasta di stucco, ho confutato la slavicità dei nazisti citando l’italiana Forza Nuova, lì presente, ma purtroppo non è servito a molto.
Scozia, altro pub, stessa scena. Stavolta è l’amico Gordon a parlare, che si è tatuato simboli scozzesi su uno e l’altro braccio all’età di quindici anni e la bandiera scozzese su tutta la schiena. Ha 55 anni, ma se li porta male. Parlandoci capisci This is England anche se letta al contrario. Lui ha un fratello che vive in Inghilterra, non lo vuole più vedere e ci mostra la gola parlandone. Non capisco molto dal suo accento, ma anche se ride non mi butta bene.
Scena 2: nei palazzi del potere (in patria).
Ciò che accade potrebbe essere noto, ma non è. La legislazione d’urgenza che governa questo paese è antidemocratica. Il suo uso è stato inaugurato dal centrosinistra per far fronte alle numerose spaccature parlamentari, che di fatto paralizzavano il suo operato, e proseguita da Berlusconi e la sua cricca. Ora ci ritroviamo con un governo “tecnico” (i governi tecnici non esistono, i governi, avendo il potere esecutivo, sono tecnici e politici di default) che decide sulle nostre teste. Mi duole dirlo, ma il voto popolare fu per Berlusconi e gli regalò grazie a una legge che venne prontamente battezzata “ad porcellum” un Parlamento forte. Davvero crediamo che quel Parlamento possa aver optato per una scelta giusta? Ma soprattutto, perché non ci è dato esprimere nuovamente la nostra preferenza, a fronte, si è detto, di una legislazione che viene emanata, paradossalmente, quasi sempre dal potere esecutivo? Tanto per ricordarlo, tale potere esecutivo ha primario valore negli organi dell’Unione Europea, che sanciscono le direttive che poi applicano con le leggi i parlamenti. Tali direttive NON sono frutto di un processo democratico e ciò è riconosciuto dall’unione europea stessa.
Scena 3: la mia stanzetta.
Il problema diventa più pressante ogni giorno. Non riesco a interfacciarmi a questo magma instabile che chiamate Stato, che si definisce democratico ma che di fatto è autoritario. Il mostro si sta trasformando e io non so in che direzione vorrei che andasse. Sì lo so, il mostro lo dobbiamo uccidere, ma io non mi sento san Giorgio, io mi sento solo a disagio. A disagio di fronte al sentire che a volte sto chiedendo. Ma cosa cazzo devo chiedere? A chi?
Rimane il fatto che alla fine almeno stasera ho magnato bene.